San Domenico, sacro, profano, leggenda e mito
Uno dei luoghi simbolici di Chioggia, un luogo in cui un turista che volesse catturare tutta l’essenza della Città non può non visitare
Uno dei luoghi simbolici della città è sicuramente l’isola di San Domenico. Qui un tempo sorgeva un antico convento domenicano, oggi è un luogo in cui un turista che volesse catturare tutta l’essenza chioggiotta non può non visitare. In quest’isola si scopre e si apprezza tutta la sfera della vita dei chioggiotti: la vastità del mare, l’angustia delle calli, la vita dei pescatori e la vita di chi rimane a terra, la salvezza e la morte, il sacro e il profano. Nel tempio settecentesco si possono ammirare opere di grande valore: di Vittore Carpaccio (S. Paolo, ultima opera conosciuta al 1520), di Jacopo Tintoretto, di Pietro Damini, Leandro Bassano e di Andrea Brustolon, ma i passaggi chiave sono tre: il Cristo venuto dal mare, la cappella delle tolèle e la pietra di dedicazione dell’antico ponte tra Sottomarina e Chioggia. Il Cristo è fatto di mare e di pesca, raccolto dai pescatori tra le reti, è il simbolo più venerato sulle vele degli antichi bragossi, dipinto in ogni angolo della città tra mille capitelli. Chi contempla il Cristo dalla parte sinistra nel momento del dolore e dell’agonia chi dalla parte destra lo vede nella serenità della morte. Del resto è senz’altro una delle opere più interessanti che la città conserva: alto più di quattro metri, risale al XIV secolo ed è riconosciuto come uno dei più interessanti esemplari esistenti di Cristus dolorosus, di chiara derivazione nordica, che si impone tra tutti per la sua forza espressiva, per il suo realismo e per le sue dimensioni. Nel corso dei secoli, e solo per sei volte, l’imponente crocefisso fu portato in processione fuori della chiesa obbligando l’abbattimento e la ricostruzione del portale data la sua mole imponente.
La cappella con le tolèle, ossia piccole tavolette di legno che descrivono le grazie ricevute in mare o in occasione di incidenti domestici. Un’arte semplice, un po’ naïf, che però fotografa la realtà cittadina tra Settecento e Ottocento, la vita difficile, la necessità di aggrapparsi quotidianamente al sacro nel far fronte ad un lavoro faticoso e pericoloso come quello del pescatore. E non ultima la pietra di dedicazione dell’antico ponte tra Chioggia e Sottomarina, datata 1290, in caratteri gotici con l’effige del Podestà e della Vergine col bambino. E’ tutto ciò che rimane del ponte che un tempo collegava le due comunità e che fu abbattuto dai genovesi durante la guerra di Chioggia (1378-1381), quella rievocata dal Palio de La Marciliana ogni terzo fine settimana di giugno. Un ponte che venne più ricostruito solo nel 1021 e che quindi segnò la secolare separazione dei chioggiotti dai marinanti. E’ da questa storica divisione che prendono avvio tutte le presunte rivalità e distinguo che ancora oggi dipingono di un folclore campanilista chi sta al di là e al di qua dell’attuale ponte dell’Unione.