Il cappotto di Salonicco
Tra gli antichi costumi dei pescatori uno spazio particolare è occupato dal cappotto di Salonicco, un pesante soprabito con cappuccio indossato per far fronte ai rigori invernali in mare.
La foggia di questo abito da lavoro deriva direttamente delle ultime divise impiegate dall’esercito della Serenissima.
Esisteva una credenza tra i chioggiotti legata a questo indumento e al patrono dei pescatori, Sant’Andrea, ossia che chi tra loro entrava per primo nella chiesa dedicata nel giorno della sua ricorrenza, il 30 novembre, avrebbe ricevuto in dono un “capòto de Salonicio” e “na càrega de orae (una cesta di orate).
L’aneddoto aveva come scopo forse la canzonatura della categoria dei pescatori, ritenendoli persone di modesta cultura, in quanto l’episodio si sarebbe concluso con una beffa, essendo inevitabile che il primo ad entrare fosse sempre il sacrestano, per aprire la porta a tutti gli altri.
Tant’è, però, che questa storiella rimarca quanto il cappotto di Salonicco identificasse la figura del pescatore e quanto rientrasse tra i beni desiderati da chi frequentava il mare.
Altro elemento caratteristico dell’abbigliamento chioggiotto era il fez, ossia il caratteristico berretto di panno di lana o di feltro cremisi, tipico anche dell’area dalmata dell’Adriatico, che spesso troviamo dipinto in testa ai personaggi di scene di genere nelle opere dei grandi vedutisti veneziani come Luca Carlevarijs, Francesco Guardi o Canaletto.