Rimandata al prossimo anno la XXX edizione del Palio de La Marciliana
Ma vale comunque la pena ricordare la Guerra di Chioggia
Per Chioggia giugno è il mese del Palio e anche se quest’anno non si terrà, a causa delle restrizioni introdotte per contenere il contagio del Covid-19, vale comunque la pena ricordare questa pagina di storia legata alla fine della Guerra di Chioggia.
Era infatti il 24 giugno 1381, quando la città, al tempo Clugia Major, venne definitivamente liberata dopo 10 mesi di assedio. Per la città fu la fine della guerra che vide contrapposta Venezia a Genova, iniziata nel 1379, a causa dell’acerrima rivalità che consumava le due repubbliche marinare per la supremazia sui mari. Bastò un futile pretesto per dare fuoco alle polveri. Uno screzio, una banale questione di precedenze, tra il console genovese Paganino Doria e il bailo veneziano Marino Malipiero (entrambi invitati al banchetto per l’incoronazione del nuovo re di Cipro, Pietro II di Lusignano) accese una disputa così aspra che alla fine del convito i veneziani, passati dalle parole ai fatti, con l’aiuto dei nobili ciprioti, sopraffecero i genovesi, scagliandoli da una finestra. In breve i tumulti si estesero dalla capitale, Famagosta, in tutto il resto dell’isola e più tardi fin sotto la costa clodiense.
La flotta genovese si presentò davanti a Chioggia il 6 agosto 1379 e, aiutata dalle milizie del signore di Padova, si impadronì di Chioggia Minore (Sottomarina) e pose l’assedio a Chioggia Maggiore, difesa dal podestà Pietro Emo e da 3000 uomini. Pur sapendo di non poter ricevere aiuti da Venezia, la guarnigione resistette per undici giorni contro gli assedianti otto volte superiori e cedette solo il 16 agosto.
Ci impiegò un anno Venezia per riprendersi il suo territorio, l’assalto finale venne sferrato il 23 giugno 1380 da Carlo Zeno, facendo prigionieri 4.200 genovesi, 300 padovani e 19 galee. L’ultimo focolaio di resistenza genovese, presso la Torre di Bebbe, all’interno della quale Ambrogio Doria si era rifugiato attendendo invano l’aiuto degli alleati, si spense nella notte. Per celebrare la vittoria il doge Contarini entrò trionfante nella città liberata il 24 giugno insieme al principale artefice dell’impresa, l’ammiraglio Vettor Pisani.