La ‘Mastèla a motor’

Sarà capitato anche a voi di aver sentito, tra le espressioni attribuite al dialetto chioggiotto, “mastèla a motor” per indicare la lavatrice. Si tratta di una “fake news”, ossia di una citazione folkloristica e divertente, ma in realtà mai usata nel linguaggio parlato neppure dalle generazioni più vecchie. Più di qualcuno è comunque concorde nel rintracciarne l’origine di questa parola nelle terre adiacenti, in campagna, come canzonatura con la quale prendersi gioco dei rispettivi “campanili”. Può ingannare il fatto che la parola composta rispecchia il modo in cui certe definizioni possono nascere nei dialetti, soprattutto nel campo tecnologico: quando per indicare una novità, vengono reimpiegati con piccole modifiche gli stessi vocaboli usati nel definire lo stesso oggetto o la stessa funzione usata in precedenza. La lingua, del resto, è chiamata a risolvere questioni ‘pratiche’, ossia al farsi capire o nell’indicare quell’oggetto o quella situazione in una forma inequivocabile. E nel nostro caso l’antenata dalla lavatrice è stata sicuramente la tinozza, o mastello, in cui il bucato veniva lavato a mano, “a motor” rappresenta l’appendice tecnologica che l’ha trasformata nella lavatrice. Il procedimento semantico quindi potrebbe essere corretto, ma in realtà è una parola inventata, che non appartiene al gergo chioggiotto.

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