Chioggia e Sottomarina, un’antica rivalità
Secondo lo scrittore Renzo Cremona si tratta di un antagonismo condizionato da fattori sociologici, da abitudini e stili di vita divaricati per molto tempo
Celebre è la rivalità tra Chioggia e Sottomarina, tanto che tra i detti che circolano per definirne la natura, ce n’è uno che riguarda la furiosa e lunga lite che anticipò la costruzione del ponte dell’Unione agli inizi del Novecento per collegare le due realtà comunali. La questione era sul materiale da impiegare: i chioggiotti lo volevano in legno, i marinanti “de tola”. Insomma una rivalità più che altro presunta, una contraddizione in termini, piuttosto che un contrasto vero fondato inimicizie e rivalità, malgrado qualcuno riscontri le differenze che dividono le due comunità anche nelle rispettive parlate. Almeno su quest’ultimo punto una parola definitiva può spenderla lo scrittore Renzo Cremona, che sul dialetto chioggiotto ha dedicato più di dieci anni di studio prima di arrivare alla sua ultima opera editoriale “Grammatica chioggiotta”.
“Anni di ricerche sul dialetto – spiega – nonché la mia esperienza diretta di parlante madrelingua del chioggiotto, mi hanno portato a ritenere che seppur qualche differenza esista, sono molti di più i punti di contatto. La rivalità tra Chioggia e Sottomarina c’è, anche se molto stemperata, e c’è stata ancora più forte in passato, ma si tratta in primo luogo di una rivalità condizionata da fattori sociologici, di interazione cioè tra gruppi sociali estremamente diversi gli uni dagli altri, con abitudini e stili di vita divaricati per molto tempo, il che
ha contribuito ad aumentare distinzioni ma anche diffidenze reciproche. Una mia amica chioggiotta ricorda come, da ragazza, si sentisse spesso dire dal padre: “Pòrtime a casa un nero, un zalo, un verde, ma no starme a portare un marinante!” (“Portami a casa [come genero] chi vuoi: un nero, un giallo, un verde, ma non portarmi un sottomarinante!”). Analogamente, quando a Sottomarina qualcuno sposava una chioggiotta, per dimostrare il proprio apprezzamento nei confronti della nuova arrivata si poteva addirittura sentir dire: “Però, no la pare gnanca ciosòta!” (“Però: non sembra nemmeno chioggiotta!”). È chiaro come, di fronte a queste frizioni sociali, non solo siano state evidenziate le dovute differenze tra una parlata e l’altra, ma anche la minima variazione linguistica sia stata amplificata (e in alcuni casi esasperata) e trasformata in una vera e propria bandiera da issare sul pennone del proprio campanilismo. Sulla base dei dati da me raccolti, un particolare non indifferente sembra delinearsi invece con chiarezza: il sottomarinante, meno influenzato e meno esposto ad apporti esterni, pur conservando tratti suoi peculiari, costituisce sotto alcuni interessanti aspetti una forma arcaica di chioggiotto, prima che questo fosse influenzato dal veneziano prima e dall’italiano poi”.
Chi è Renzo Cremona
Renzo Cremona è un abitatore della lingua. Ha studiato cinese, neogreco, portoghese e georgiano presso l’Università di Venezia e lavora da anni come insegnante di lingua e civiltà cinese e come consulente linguistico. Traduttore di testi letterari dal cinese classico e moderno, dal neogreco, dal portoghese e dall’afrikans è anche un affermato scrittore e poeta. Sono numerose le sue pubblicazioni, tra le quali spiccano quelle dedicate a Chioggia: Fossa Clodia (2015; 2° Premio alla XVI Edizione del Concorso Nazionale di Poesia Vittorio Alfieri; Premio Istrana e Salva la tua lingua locale) e Lingua Madre (2017; Premio Tirafuorilalingua) e Grammatica chioggiotta (2023).