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Pesce buono? Per riconoscerlo servirebbe l’occhio e il naso del “Gato de Ciosa”

Il simbolo dell’indomito orgoglio cittadino è anche l’oggetto di una canzonatura che dura da secoli soprattutto da parte dei padovani, ma quanto i padovani sono grati a Chioggia lo dimostra la passione che hanno per il pesce

Non è raro che a qualche veneto, e con loro più di un padovano, capiti di parlare di “gato” riferendosi al leone marciano che dall’alto della sua colonna di piazzetta Vigo da secoli continua a salutare i “foresti” giunti in città, alla fine del pittoresco Corso del Popolo di Chioggia. “Gato”, perché le sue fattezze e dimensioni davvero lo avvicinano di più all’animale domestico, anziché al re della savana.

Eppure pieno di indomito orgoglio perché nei suoi elementi contiene anche l’autonomia che Chioggia non perse mai nei confronti della “Dominante” Venezia. Contrariamente a tutti gli altri leoni collocati nelle città che furono “Serenissime” si presenta con la coda raccolta fra le gambe posteriori, il libro aperto fra le gambe anteriori e uno stiletto in bronzo nel mezzo, che funge da segnalibro proprio sul cartiglio dedicato a San Marco. Una simbologia davvero unica visto che tutti gli altri leoni si presentavano e si presentano tutt’oggi o con la coda in mezzo alle gambe posteriori e il libro chiuso, segno che quella città o paese era stato conquistato con la forza delle armi, o con la coda svolazzante e il libro aperto fra le gambe anteriori ma non con lo stiletto di bronzo, lasciando intendere che quella era un luogo pacifico. Insomma una sostanziale rappresentazione iconografica che secondo autorevoli tesi sta a significare che Chioggia non conobbe mai ne’ l’annessione con le armi ne’ con l’arte della diplomazia. Anzi, anche se giocoforza assoggettata, godette e le fu sempre riconosciuta ampia libertà d’azione. Ma l’indomito leone, o “gato”, si pone idealmente a difesa anche di un’altra porta, che si spalanca poco lontano, sempre su Corso del Popolo, e che da molti viene considerata il santa sanctorum delle specie ittiche dell’Adriatico.

Dai rombi ai branzini, dalle gallinelle di mare alle seppie, dalle capesante alle sarde dal vitello di mare alle orate … inseguendo un atlante ittico che fa della città un baluardo del “ben mangiare”

E’ qui, nella storica pescheria al minuto, collocata al ridosso di un antico palazzo del Mille, che oltre alle tante varietà del pesce fresco di giornata, emerge la professionalità di commercianti sopraffini che non solo consigliano e suggeriscono, ma eviscerano, sfilettano e “curano” ogni varietà di pesce, rendendola pronta per il fuoco o cruda per il palato. Un’operazione altrimenti impossibile da compiere in pochi minuti per la stragrande maggioranza dei mortali che guardano con stupore e meraviglia ciò che avviene nella grande pescheria sotto gli sgargianti teli rossi che da secoli riparano dalla pioggia o dal sole questo microcosmo ittico e allo stesso tempo lo irrorano di una luce particolare che rende ogni esposizione più viva. Una sorta di trucco che ha del levantino, ma che in realtà sfrutta solo i naturali colori del giorno per mettere in bella luce ogni sorta di pesce. Dai rombi ai branzini, dalle gallinelle di mare alle seppie, dalle capesante alle sarde, dal vitello di mare alle orate e via discorrendo, inseguendo quell’atlante dei pesci che per ognuno di queste specie ittiche prevede sia indicata la provenienza della zona di cattura o di pesca FAO. E per tornare al “gato” ecco sicuramente oltre che come guardiano della pescheria non sfigurerebbe nemmeno come consulente per via del suo olfatto, formato da circa 200 milioni di cellule olfattive, contro le nostre che sono solo 5 milioni, che favoriscono certo la percezione degli odori, anche quelli che per noi sono “inesistenti” e che per il gatto sono invece chiari e ben presenti, come se li vedesse. Insomma, per un buon acquisto di pesce, serve naso e olfatto e ovviamente gli occhi aperti perché la vista va sempre aguzzata insieme alla fiducia confidata al pescivendolo di turno: depositario unico, insieme al “al gatto”, della verità sulla freschezza del pesce.

 

 

 

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