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Gelati di un tempo… che fine hanno fatto?

 Hanno attraversato le generazioni cambiando forma, a volte nome, ma rimanendo sempre il simbolo più goloso dell’estate.

Eldorado fu il primo marchio a sponsorizzare un’automobile sportiva: la celeberrima Maserati Eldorado guidata nel 1958 da Stirling Moss.

tabella gelati
L’immancabile tabella in latta che veniva affissa vicino alla porta di ogni bar, indicava tutti i gusti e i formati dell’estate.

La storia del gelato è incredibilmente antica, come ricordano il volume “L’Italia del Gelato” edito dal Touring Club Italiano e la bella mostra Gusto in programma fino al prossimo autunno all’M9, il museo del Novecento di Mestre. Dove si poteva conservare il ghiaccio si facevano sorbetti: e ci si riusciva anche in luoghi caldissimi. Ma i ricordi che qui rinvanghiamo sono molto più recenti, e partono proprio dalle palline… “Una o due?” Anche tre, se possibile: belle e perfettamente sferiche, come a casa non riusciva mai, e con colori differenti, mai troppo intensi: panna fragola cioccolato pistacchio e limone erano i gusti che negli anni Sessanta non mancavano mai.

Questi erano però  i gelati “non confezionati”, quelli che tutti i migliori bar e ristoranti ti facevano, o che si compravano da carretti arenati sulla spiaggia o da rivenditori che raggiungevano i luoghi più disparati con la loro imperterrita Ape Piaggio. Tempi in cui non era uso parlare di gelato “artigianale” nemmeno per quello delle “vere” gelaterie, dove si vendevano coni e coppette ma soprattutto imperavano le meravigliose composizioni in bicchieri di vetro o tazze di ceramica, dai nomi esotici o altisonanti come Pesca Melba, Pera Elena, Banana Split…

barattolino Sammontana
l mitico “Barattolino” Sammontana, negli anni ’50, fu il primo gelato ad entrare nei freezer degli italiani.

È proprio in quei tempi che la Sammontana lancia il suo mitico “Barattolino”, il primo a essere distribuito sul mercato – negli anni Cinquanta – in confezione famiglia come evoluzione a carattere familiare del “secchiello” da 6 litri con cui l’azienda riforniva i bar che vendevano il proprio prodotto “sfuso”. È così che il gelato “non confezionato” entra nelle case degli italiani, ma è sempre in quel periodo che si diffonde il gelato “confezionato”, e l’Italia si divide tra chi preferisce lo sfuso e chi brama stecchi e coni conservati nei sacchettini di carta o plastica, meno buoni forse ma dal gusto sempre uguale. Una certezza.

Alla fine, non fosse altro che per praticità di acquisto e di vendita, è quest’ultimo quello che diventa il gelato “quotidiano”, immancabile dopo il catechismo o la piscina, o utile a spezzare la calura estiva quando papà ti mandava in missione al bar con tremila lire a prendere gelati per tutti. La mia preferenza? Il ghiacciolo arcobaleno, e se volevo qualcosa di serio la coppa all’amarena, con le bacche sciroppate incastonate nel gelato. “Coppa Rica all’Amarena” vi dice qualcosa?

Certo che sì, è da sempre uno dei prodotti di punta del marchio più noto, quello che ha superato gli anni: Algida. L’azienda era stata fondata a Roma nel 1946, e già nel 1964 era entrata a fare parte dell’orbita della multinazionale anglo-olandese Unilever che ne ha fatto un marchio meno italiano, ma noto in tutto il mondo.

Pepito e Zio Tom
Pepito e Zio Tom sono stati i gelati più famosi della Toseroni, fondata nel 1952 dal commendator Gino Zanetti a Milano. Dal gusto panna o cioccolato erano a forma di faccia con il cappello in testa e il papillon al collo

E gli altri marchi dell’epoca? Mi viene in mente Toseroni e la cerco su internet: Wikipedia ci viene in aiuto. L’azienda fondata nel 1952 dal commendator Gino Zanetti a Milano fu anch’essa acquisita da Unilever nel 1967: era la produttrice del ghiacciolo con il dito, ma per me soprattutto dei gelati Pepito e Zio Tom, ovvero quelli a forma di faccione bianco o marrone – panna o cioccolato – con  il cappello in testa e il papillon al collo. E come dimenticare il cono Blob e il Piedone! Il marchio, a differenza di Algida, fu abbandonato. Per la verità ci fu un tentativo di ridargli vita negli anni Novanta da parte della IGT di Marco Toseroni, che intendeva creare una catena di gelaterie artigianali: il progetto fu però ostacolato dalla multinazionale e non se ne fece più nulla.

 

Cocco Bill Eldorado
l primo marchio Eldorado fu Cocco Bill il celebre cow-boy disegnato da Guido Silvestri in arte Silver, il fumettista creatore di Lupo Alberto, e poi fu rifatto da Guido Cavazzano trasformandolo in Eldoleo.

Il marchio Toseroni si accosta ad un altro, che la stessa azienda lanciò e il cui nome divenne persino più celebre: Eldorado! Era uno dei miei preferiti, con quel cow-boy come simbolo, immagino alla ricerca di un po’ di refrigerio, e anche oggi risentire questo nome mi scioglie in bocca sapori forse poco naturali ma che hanno accompagnato l’infanzia di più di una generazione. Erano loro quelli del mitico Cucciolone, e poi dell’altrettanto iconico Calippo… Che fine ha fatto, Eldorado? Alcune curiosità: il celebre cow-boy del marchio dopo l’acquisizione divenne un leone, Eldoleo, disegno logo eldoleo cavazzanoinizialmente disegnato da Guido Silvestri in arte Silver, il fumettista creatore di Lupo Alberto, e poi rifatto da Guido Cavazzano. Ben prima, l’azienda fu la prima a introdurre Topo Gigio nel Carosello della televisione italiana, ma altrettanto famoso era il personaggio di Cocco Bill, creato da Jacovitti. Infine, Eldorado fu il primo marchio a sponsorizzare un’automobile per le competizioni sportive: la celeberrima Maserati Eldorado guidata nel 1958 da Stirling Moss alla 500 Miglia di Monza, bianca di colore e di forma tubolare. La protagonista di una vera rivoluzione. Utilizzato fino alla fine degli anni Novanta, il marchio Eldorado fu accorpato in Algida, dove sopravvissero alcuni gelati come il Cucciolone.

pubblicità coppa dei campioni MottaMa… quella Sammontana di cui parlavamo all’inizio? Era stata fondata nel 1948 da Romeo Bagnoli quando acquisì un bar-latteria a Empoli, che rimase l’unico punto vendita fino al 1955. Esiste naturalmente ancora oggi, ed è il secondo polo del gelato industriale italiano, cui ha aggiunto un settore di croissanteria surgelata. Tra i suoi gelati celeberrimi, oltre al Barattolino che propone oggi una quindicina di gusti, non si possono dimenticare lo Stecco ducale e la Coppa Oro, nata negli anni Sessanta. Il cono Cinque Stelle nasce invece nel 1995, ben prima quindi del noto movimento politico. 

Francesco Moser testimonial della Sanson
Francesco Moser fu uno dei primi testimonial della Sanson. Con i colori dell’azienda fondata da Teofilo Sanson vinse la Parigi-Roubaix.

Non possiamo però non dedicare alcune righe a Sanson: il marchio risaliva anch’esso al 1948, quando Teofilo Sanson (con l’accento sulla “o”), futuro Cavaliere del lavoro originario di Conegliano, aprì un chiosco di gelati a Torino evolutosi nel 1968 nella Gelati Sanson (accentato sulla “a”). L’azienda divenne ben presto leader nel settore tanto da essere definita “Re del gelato”. A contribuire alla fortuna del nome c’era la passione di Teofilo per lo sport: fu lui a portare l’Udinese calcio dalla serie C alla A, ma soprattutto a sponsorizzare una squadra ciclistica con la quale, ad esempio, Francesco Moser vinse la Parigi-Roubaix, e a promuovere alcune edizioni dei mondiali di ciclismo nel Veneto. Dal 2008 il marchio Sanson è proprietà di Sammontana, che lo ha tuttavia tolto dal mercato.Francesco Moser e Teofilo della Sanson

gelati AlemagnaA fare gelati in quegli anni presero anche due notissimi marchi milanesi, attivi su più fronti del settore dolciario italiano, Alemagna e Motta, entrambi in seguito acquisiti dalla multinazionale Nestlé: mentre il primo non è più presente nel settore gelati, il ramo corrispondente di Motta, ora di proprietà Froneri Ltd (la joint venture tra Nestlé e il gruppo inglese R&R Ice Cream plc nata per gestire il settore dei gelati delle due aziende), è tuttora il terzo per vendite in Italia dopo Algida e Sammontana.

pubblicità cornetto algidaLa memoria di carta
di Emanuele Cenghiaro

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